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Trapani: la strada delle otto C PDF Stampa E-mail
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luned́ 31 agosto 2009
La nota dell'Agenzia SIR sul piano pastorale 2009/2010

TRAPANI La strada delle otto C

Scritte dal vescovo Francesco nel piano pastorale 2009/2010

Una preghiera a Maria, un canto rap, ma soprattutto un libretto per invitare i fedeli di Trapani ad essere e a sentirsi parte della Chiesa. Così il vescovo Francesco Miccichè indicherà il percorso che la Chiesa trapanese seguirà nel prossimo anno pastorale. Sabato 29 agosto verrà, infatti, presentato il piano pastorale 2009/2010 che ha per titolo "Voi siete il Corpo di Cristo. La Chiesa dalla carità, la carità nella Chiesa".

 C… come Cristo e come cristiani, come Chiesa e come cattolica, come capo e come corpo, come cuore e come cervello. "Riflettendo sulle parole da consegnare alla mia Chiesa locale per il cammino dell'ormai prossimo anno pastorale e cercando un modo per aiutare a memorizzare le parole d'ordine per un cammino di fede comunitario efficace", mons. Miccichè ha voluto proporre "la strada delle otto C, otto parole che iniziano con questa stessa lettera, che possono ispirare lo stile di vita dei cristiani e il lavoro degli uffici e dei fedeli".

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"Cordialità, la prima C, è il primo sintomo di ciò che abbiamo dentro, lo sguardo e il sorriso che nasce da un animo purificato e libero, è la disponibilità ad accogliere l'altro, a fargli sentire il calore amorevole e senza pregiudizi del vero discepolo di Cristo - spiega il vescovo -. La cordialità deve essere lo stile d'accoglienza del sacerdote con i suoi penitenti, del parroco con i fidanzati che chiedono di sposarsi, di tutti gli operatori pastorali quando incontrano persone lontane dalla comunità che si accostano alla parrocchia o alla vita diocesana". Per mons. Miccichè, "solo un approccio sorridente e cordiale può distogliere dalla difficoltà d'approccio e dai pregiudizi presenti in molti nei confronti della realtà ecclesiale e allentare quel legittimo fastidio che procura il carattere burocratico di alcuni procedimenti che riguardano la recezione dei sacramenti".

La seconda C è quella della Compassione. "Ha come modello Cristo e corrisponde ad un «fare vuoto» dentro sé per accogliere l'altro. Alla compassione corrisponde tutta la vita della nostra Chiesa a servizio degli ultimi. Ne è esempio la promozione umana della Caritas, sempre accompagnata da una vera condivisione di vita, da un annuncio dato dalla testimonianza degli operatori, perché emerga che il dato essenziale che prima di ciò che possiamo chiamare «carità» nei confronti del povero, c'è tutto il suo diritto alla giustizia, alla legalità, al rispetto della sua dignità. È compassione ogni forma di volontariato che permette, soprattutto ai giovani, di sprigionare le proprie potenzialità di amore verso gli ammalati o i disabili e di attivare le proprie capacità di costruzione di un mondo più giusto e solidale".

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Consapevoli per comunicare. "Per far crescere in un cristiano la consapevolezza occorre la catechesi ordinaria in tutti i suoi settori che dovrebbe essere un cammino formativo che permette a coloro che completano l'iniziazione cristiana di avere gli elementi per crescere nella conoscenza di Cristo e della sua Parola. Per questo occorrono formatori e catechisti veramente preparati, che sappiano coniugare la "verità nella carità" con la "carità nella verità". E questo è indispensabile per applicare un'altra C, la Comunicazione di sé. "Dal punto di vista pastorale la comunicazione di sé rappresenta il compito educativo della nostra Chiesa - dice mons. Miccichè - ma implica anche il grande sforzo che la nostra Chiesa particolare fa da alcuni anni di far conoscere la sua vita interna, le sue iniziative, attraverso l'ufficio stampa e la rete diocesana, e mediante l'uso di tanti mezzi di comunicazione sociale che permettono di trasmettere le nostre esperienze ecclesiali e il nostro vissuto". Preliminare al far conoscere se stessi è la Cura di sé. "Diverse volte abbiamo esortato a considerare pastoralmente rilevante la cura e il decoro dei luoghi sacri, la valorizzazione dei parati, della suppellettile e degli ambienti, in cui si svolge la vita delle nostre comunità".

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Corresponsabilità, collaborazione e comunione concludono le parole d'ordine proposte dalla Chiesa trapanese. "La prima riguarda tutti i battezzati e scaturisce dagli stessi sacramenti dell'iniziazione cristiana. In forza del battesimo tutti i cristiani sono corresponsabili della crescita della Chiesa particolare. La disponibilità al servizio dei battezzati è il segno di questa corresponsabilità, anche quando non vengono concretamente chiamati a svolgerne alcuno - si legge nel piano pastorale -. La corresponsabilità richiede dunque umiltà e capacità di stare al proprio posto, rinunciando alla pretesa di saperne di più degli altri o di saper fare più e meglio degli altri". La Collaborazione, il "lavorare insieme", è - per mons. Miccichè - "contribuire direttamente alla costruzione del corpo ecclesiale accogliendo incarichi, servizi, ministeri e mettendo a servizio di tutti il dono che il vescovo ritiene utile per la Chiesa". Infine, "la Comunione, come nostalgia dopo il paradiso perduto richiede sempre un esodo dal nostro egoismo, è un atteggiamento obbedienziale di totale disponibilità a lasciarsi plasmare dall'azione dello Spirito per il bene della Chiesa. È il voler essere «un cuore solo e un'anima sola» con i fratelli, è un «gareggiare nella stima» accogliendo il dono dell'altro e sentendosi accolti con il proprio dono, è desiderare la manifestazione piena dell'Amore di Cristo nella sua Chiesa perché attraverso la sua unità il mondo creda in Lui".

a cura di M.Chiara Ippolito

www.agensir.it

 

 
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