Il vescovo ai giornalisti della Diocesi
Carissimi giornalisti,
con fiducia e nello spirito di amicizia che abbiamo sempre condiviso, vi chiedo di riflettere sul ruolo e l’importanza della vostra missione nell’epoca postmoderna segnata da luci ed ombre che ne fanno un tempo meraviglioso e tragico insieme. Oggi è la Giornata Mondiale che la Chiesa, dal Concilio Vaticano II, dedica al vasto mondo delle Comunicazioni Sociali. Una giornata in cui amo pensare a voi come moderni e inediti missionari, inviati per scrutare tra le pieghe di una realtà complessa da cui tirar fuori quei germi di verità che sono il materiale su cui si costruisce la speranza dei popoli. L’operatore delle comunicazioni sociali è un professionista al servizio dell’umanità in un settore di vitale importanza qual è quello della verità da accertare, da raccontare, da mettere nel giusto rilievo.
Molti studiosi distinguono tra opinione pubblica e opinione pubblicata. La verità non è un’opinione: né può essere barattata per convenienza. La verità, prima o poi, s’impone all’uomo e richiede che non vi sia pregiudizio alcuno, ma ci si apra ad essa con la docilità della mente e del cuore. Il vostro impegno di oggi giorno è sempre lo stesso: servire l’uomo nella verità assumendo le contraddizioni che sono insite nel vissuto stesso dell’esperienza umana dove si alternano coerenza e incoerenza, slanci di altruismo e chiusure egoistiche, dove s’incontrano grandi e nobili ideali di bene e nello stesso tempo i tunnel oscuri del male. Assumere questa contraddizione, saperla raccontare e distinguere nei suoi aspetti si traduce però sempre più spesso in una bagarre mediatica continua dove i fatti finiscono sullo sfondo che contribuisce a creare uno sorta di “stato confusionale” generalizzato e uno stile di inciviltà nei rapporti interpersonali che a volte sembra raggiungere livelli insopportabili.
La ricerca del dialogo e di un approfondimento vero dei fatti che metta in luce tutte le sfaccettature della società sembra essere scomparsa mentre si afferma sempre più la rissa, indice di un inarrestabile imbarbarimento del vivere sociale. In questo clima caotico e diseducativo, la coscienza di chi crede nel valore della persona umana e intende scommettersi per la sua inviolabile dignità, deve trovare il coraggio di invertire la rotta e dare un segnale forte di coerenza, di lealtà, di amore alla verità. Riconoscere il valore del dialogo, l’apertura sincera e il rispetto dell’altro come persona sempre da riconoscere e rispettare vincendo la tentazione della violenza o dei luoghi comuni è una richiesta che sale silenziosa da larghi strati della società e anche dalla Chiesa. Verso questo mondo ferito dalla menzogna e dalla violenza, il giornalista è chiamato a rivolgere la sua puntuale e serena attenzione nella prospettiva di contribuire a creare una solida cultura della solidarietà. Il nostro territorio richiede un di più di attenzione in questo campo. Dobbiamo scrollarci di dosso un certo provincialismo, pensare e progettare al di là del nostro piccolo mondo proiettandoci nel vasto areopago di oggi che dice accoglienza, rinnovamento, cambiamento, sapendo distinguere gli aspetti positivi da quelli negativi per la dignità della persona e delle relazioni umane.
Con questi sentimenti, nella Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, intendo rivolgere a tutti voi un invito a rivolgere in alto lo sguardo, a dare spessore al vostro impegno di ogni giorno, a non lasciarvi condizionare dagli interessi di parte, perché si possa operare nella verità avendo presente il bene globale dell’uomo che vive, soffre, spera e chiede giustizia, attenzione, solidarietà. Con affetto e stima
+ Francesco Micciché
Trapani, 16 Maggio 2010
XLIV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
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