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Natale e bene comune: tra declino e riscoperta PDF Stampa E-mail
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marted́ 23 dicembre 2014
L'incontro/confronto del vescovo con i rappresentanti delle Istituzioni

IL BENE COMUNE: TRA DECLINO E RISCOPERTA

L’INCONTRO NATALIZIO CON LE AUTORITA’ CIVILI E MILITARI

SPEZZIAMO LA LOGICA DEL “MALE COMUNE” LASCIANDOCI ATTRAVERSARE DA UNA “MISTICA” INTERIORE CHE ORIENTI SEMPRE AL BENE COMUNE E NON AI “BENI PARZIALI”

LE PAROLE NATE DEL CONFRONTO: DIALOGO, TESTIMONIANZA, COMUNICAZIONE, RESPONSABILITA’, ASCOLTO

 Oggi non abbiamo voluto vivere un incontro convenzionale ma un’opportunità. Opportunità per ascoltare una riflessione ma soprattutto per ascoltarci. La casa del vescovo è una casa aperta a tutti, anche a chi non ha una fede o professa un’altra religione, aperta per rendere le istituzioni più vicine tra loro avendo come fine non un bene “parziale” ma il “bene comune”. E’ il commento del vescovo Pietro Maria Fragnelli dopo il momento di riflessione vissuto oggi nella Sala dei Vescovi con i rappresentanti delle Autorità civili e militari in vista del Natale: un incontro iniziato con una meditazione sul senso del bene comune alla luce del discorso di Papa Francesco al parlamento europeo e dell’invito di Luigi Sturzo: “Tutti devono concorrere al bene, ciascuno nel suo posto e con le sue piccole forze e tutti devono assumere la responsabilità dei fatti storici per quelli che hanno fatto e per quello che hanno omesso”.

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Una riflessione declinata poi in vari interventi in un clima di grande informalità in cui ciascuno ha declinato una parola manifestando un’esigenza e un impegno. Dialogo è stata la parola del prefetto Leopoldo Falco che ha sottolineato l’importanza di parlare (la società oggi ha bisogno moltissimo di parlare) ma parlare semplice, con parole vere intensificando il dialogo ed evitando l’arroganza, il male del nostro secolo, ha detto il prefetto; testimonianza la parola dell’on. Mimmo Fazio secondo cui per raggiungere il bene comune bisogna essere testimoni di quello che si dice, dando l’esempio con la coerenza tra parole e fatti. Comunicazione invece la parola su cui ha posto l’accento il sindaco di Custonaci Giuseppe Bica che si è soffermato sul ruolo della corretta informazione per il bene comune chiamando in causa gli operatori dei media ma anche la politica. Responsabilità la parola sintetizzata dal senatore Antonio D’Alì: c’è una mancanza quella dell’educazione alla responsabilità, una mancanza nell’individuazione dei centri di responsabilità che rischia di far omettere dal bene comune. Ascolto la parola evocata da Fabio Bertolazzi di Confagricoltura: la cultura dell’apparenza dell’ultimo ventennio, ha detto l’imprenditore, ci ha fatto dimenticare il senso del bene comune che spesso si è confuso col bene personale e quindi l’ascolto, in mezzo alla gente , della realtà può sostenere l’impegno di imprenditori e istituzioni.

 

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“Cosa portiamo con noi in questo Natale? – ha provato a sintetizzare, unificando, il vescovo Fragnelli - L’importanza di perseverare nella logica dei piccoli passi, della testimonianza personale, della lealtà istituzionale, della capacità di ascolto vincendo l’arroganza di una certa autoreferenzialità, stimolando la responsabilità personale perché tutti siamo corresponsabili di un percorso veramente costruttivo. Il vescovo ha citato l’ultimo volume che ha letto, una storia siciliana, quella del giornalista Franco Viviano “Io killer mancato” in cui la scelta per il bene si è trasformata in bene per la persona e in bene collettivo e professionale. Spezziamo la logica del “male comune” – ha detto il vescovo – partendo da noi stessi. Restiamo gente con i piedi per terra che portano avanti le proprie istituzioni e le fanno funzionare bene e per il bene ma non fermiamoci ad una logica efficientista: viviamo attraversati da una dimensione “mistica” che vivifica il nostro lavoro e la può sempre orientare al bene comune e non ai beni parziali che finiscono per strumentalizzare le potenzialità di bene sociale e morale del nostro territorio”.

L’incontro si è concluso con un momento di preghiera: un minuto di silenzio in piedi per rispettare la sensibilità culturale e religiosa di ciascuno; quindi il vescovo ha letto la preghiera semplice di San Francesco.

 
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