Convegno AMEI e inaugurazione della mostra "U Santu Patri: sette artisti di fronte alla santità di San Francesco di Paola"
La devozione popolare motore di ricerca e innovazione artistica
U Santu Patri: sette artisti di fronte alla santità di Francesco di Paola
Un incrocio originale di tecniche espressive: pitture, sculture, istallazioni e video da sabato 24 settembre al Museo “San Rocco”
A Trapani il convegno AMEI su Chiesa e arte contemporanea con la presidente nazionale e il direttore dell’ufficio per i beni culturali della CEI
La devozione popolare diventa sperimentazione artistica attraverso un percorso emozionale in cui il Museo “San Rocco” corre il rischio della realtà nel rapporto tra arte e fede. S’inaugura sabato prossimo 24 settembre a Trapani presso il Museo di Arte Contemporanea “San Rocco” la mostra “U Santu Patri: sette artisti di fronte alla santità di Francesco di Paola”, allestimento con artisti di rilievo nel panorama nazionale e internazionale che si sono cimentati sulla rielaborazione artistica della vita di un santo, esperienza originalissima nel panorama dell’arte contemporanea.
“Per la prima volta l’arte contemporanea entra nella vita misteriosa di uno dei santi più timidi, introversi e contemporaneamente ‘terribili’ della chiesa cattolica – spiega il direttore del Museo San Rocco e curatore della mostra don Liborio Palmeri - Il valore degli artisti della mostra è indiscusso: tre di loro: Gianni Dessì, Giuseppe Gallo e Andrea Aquilanti sono stati più volte presenti alla Biennale di Venezia”
L’allestimento valorizza tre momenti che compongono un unico percorso: uno dell’amore; uno della conoscenza; l’ultimo della contemplazione. Nel primo momento il visitatore si trova a tu per tu col volto del Santo, in un emozionante incontro con la statua in legno tela e colla del settecento proveniente dalla Chiesa di San Nicola, e - se vuole - può compiere un gesto antichissimo: accendere una candela per esprimere un desiderio o offrire una preghiera. “Ma l’amore deve condurre alla conoscenza – continua don Liborio ¬- ecco allora il percorso propone il racconto iconografico di cinque miracoli rappresentati nella chiesa di San Francesco di Paola a Siviglia e si conclude con la riproduzione di una stampa che i nostri marinai trapanesi tenevano sulle barche per invocare la protezione del Santo nei momenti di pericolo. A questo punto è l’arte contemporanea a farci entrare nel silenzio e nella contemplazione attraverso un incrocio originale di tecniche espressive: pitture, sculture, istallazioni e video”.
L’inaugurazione della mostra sarà preceduto da un convegno con la presentazione gli atti del X Convegno AMEI (l’associazione che riunisce i Musei ecclestiastici d’Italia) dedicato a “I Musei ecclesiastici di fronte alla sfida del contemporaneo” (Palermo-Monreale, 5-7 novembre 2015, a cura di D. Primerano, Casa editrice TEMI, 2016). Con inizio alle ore 18.30 nella Chiesa di Sant’Agostino interverranno: don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale italiana, Domenica Primerano presidente nazionale dell’AMEI e don Liborio Palmeri direttore del Museo “San Rocco” e delegato vescovile per la ricerca, la cultura e le arti di Trapani. Concluderà il vescovo Pietro Maria Fragnelli.
Subito dopo relatori e pubblico si sposteranno presso la sede del Museo “San Rocco” (ore 20) per l’inaugurazione della mostra. Nell’occasione l’ensemble musicale “Animeincanto” eseguirà “Convertitevi sinceramente” tratto dalle Lettere di San Francesco di Paola per flauto, violoncello e voce soprano su musiche originali del maestro Vincenzo Toscano e un Inno in dialetto siciliano che racconta i miracoli del santo scritto per la mostra di Trapani con testo di Liborio Palmeri e musica originale sempre del maestro Toscano.
La mostra, ad ingresso libero, sarà aperta fino al 16 novembre ogni mercoledì, giovedi, venerdì e sabato dalle ore 17 alle ore 20.
Domenica su prenotazione ai numeri: 328/0247474 oppure 349/1518995
GLI ARTISTI
ANDREA AQUILANTI:
Nato nel 1960 a Roma, Andrea Aquilanti vive e lavora nella capitale. Artista già affermato, nella sua ricerca mescola tecniche diverse, da quelle tradizionali alla fotografia, fino alla videoarte. Nei suoi interventi site specific si intrecciano proiezioni che coinvolgono lo spettatore come protagonista stesso dell’opera, e interventi manuali che richiamano la fissità delle tradizionali tecniche artistiche.
Tra le sue mostre più recenti, le personali nella Chiesa di S. Maria in Montesanto a Roma (2013) e nella galleria De Crescenzo&Viesti (2013), insieme alla partecipazione alla V Biennale di Pechino (2012) e alla mostra Post-classici al Foro romano e al Palatino di Roma (2013).
Nel 2015 è stato uno dei protagonisti del Padiglione Italia della 56ma Biennale di Venezia.
GIANNI DESSI'
Ha la sua prima formazione presso l'Accademia di Belle Arti dove si diploma in scenografia con Toti Scialoja. A metà degli anni Settanta l'artista collabora con il teatro d'avanguardia.
Le sue prime mostre personali risalgono agli anni ottanta dove espone alla Galleria Ugo Ferranti di Roma e alla Galleria Yvon Lambert di Parigi, mentre nel 1981con Bruno Ceccobelli e Giuseppe Gallo partecipa ad alcune importanti collettive all'estero.
Dessì ha uno studio nell'ex Pastificio Cerere a San Lorenzo (Roma) e nel 1984 partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva. Seguono svariate mostre dell'artista in Italia e nel mondo, partecipa alla Biennale di Venezia (1984, 1986 e 1993) e alla Quadriennale di Roma (1986, 1996).
Nelle sue opere si ritrova una grande sobrietà cromatica data da diversi interventi sulla tela, come lacerazioni, incisioni, sovrapposizioni di piani, inserzioni di materie diverse.
A metà anni Ottanta, mentre l'attività espositiva si intensifica con mostre a Roma, Berlino, Parigi e New York, la sua pittura si anima di un nuovo rapporto col colore, che si accende, fino a esplodere nei gialli di opere come Campione (1988) e Camera picta (1991). Nel 2003 presenta per la prima volta alla Galleria dell'Oca alcune sculture, che inaugurano il serrato dialogo tra pittura e scultura approfondito nella personale che gli ha dedicato il Macro di Roma nel 2006. Nel 2009 è al Mart di Rovereto.
Ha mantenuto continui contatti con il mondo del teatro realizzando le scenografie per il Parsifal di Richard Wagner, messo in scena con la regia di Peter Stein e la direzione musicale di Claudio Abbado al Festival di Salisburgo e nel 2008\2010 ha realizzato le scene de Il castello del duca Barbablù, opera di Bela Bartok, rappresentato al Teatro alla Scala di Milano ed alllo Het Muziektheater di Amsterdam.
PIERPAOLO LISTA
Pierpaolo Lista (Salerno, 1977) si è diplomato al Liceo Artistico di Eboli. Vive a Paestum e lavora tra Napoli e Milano. Il vetro è l’unico supporto della pittura di Pierpaolo Lista. L’artista capovolge il dettato operativo del dipingere - lavora cioè, sul retro della lastra vitrea. Tanto il disegno che il colore affiorano, con questa tecnica particolare, come apparizioni imprevedibili, sicché ogni immagine – anche la più elementare – acquista uno spessore, non di “matericità”, ma di memoria. Se da una parte la pittura di Lista si presenta tecnicamente unica nel suo genere, le sue fotografie, che si collocano in continuità con il suo approccio pittorico, rappresentano, d’altro canto, un mondo difficilmente imitabile. Questo perché Lista progetta, di volta in volta, piccoli teatri, microcoreografie che fanno da leitmotiv allo scatto fotografico.
GIUSEPPE GALLO
Nasce a Rogliano (CS) nel 1954. Vive e lavora a Roma dal 1976, anno in cui inaugura la prima personale presso la Galleria Ferro di Cavallo. Nel 1979 approda in ambito internazionale con Europa ’79 a Stoccarda. In questi anni stabilisce il suo studio nell’ex-pastificio Cerere, quartiere San Lorenzo, dove lavora tutt’oggi. Gli anni Ottanta sono molto fecondi, con mostre importanti in varie parti del mondo (Berlino, New York, Nizza, Bologna, Parigi) e due inviti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia: nel 1986 e nel 1990. Dopo un'intensissima attività espositiva nel 2007 gli viene dedicata una personale al MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, a cura di Danilo Eccher, dove vengono ripercorsi i 25 anni della sua produzione artistica. Ma la sua attività continua con esposizioni al MART di Rovereto e alla GAM di Torino.
Nel 2015 sono tre le personali a lui dedicate: Il Quinto Quarto, in occasione dei dieci anni della Fondazione Pastificio Cerere, Rettangoli Aurei alla Galerie Italienne di Parigi e Una notte ho
provato a uccidere un sogno. Da allora non mi sono più svegliato presso il Castello Normanno- Svevo di Cosenza.
Le opere di Giuseppe Gallo fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche quail il Moma di New York, il Museum Modern Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, il Contemporain Midi Pirenées di
Toulouse, il Groninger Museum, il Fukuyama Museum of Art, il Museum Biedermann di Donaueschingen, il MART di Rovereto e la GAM di Torino.
MARCO PAPA
(Ancona 1973) nella sua “visione” forza le classiche tecniche di scultura, disegno e fotografia e quelle multimediali, di video, istallazione e performance.
Nel 1993 vince il premio WELLA con Contenitore di Bellezza, appartenente ad una serie di sculture, come Re Sapone e Bianche Pinne, di estrema accuratezza nel segno e originali nei materiali (sapone, liquirizia e grafite), emergendo, ventenne, nel panorama artistico con un linguaggio diverso e creando un’iconografia nuova.
Disinteressato alle logiche del sistema e di maniera, dal ’97 concentra la sua ricerca sui fenomeni umani e sociali e le loro icone, sviluppando nel tempo progetti-ritratti a persone comuni, ad artisti come PINO PASCALI, FRANZ WEST, ENZO CUCCHI e all’amica gallerista CLAUDIA GIAN FERRARI.
Nel 2008 vince il premio ERMANNO CASOLI, ELICA con un’opera appartenente al progetto Dancing on the Verge con GENE ANTHONY RAY, primo atto di Trilogy On the Verge, una “Divina Odissea” a cui lavora dal 2015 con MIKE TYSON in Fighting on the Verge.
Dal 2006 recupera il ciclo Immagini Dipinte (interventi in grafite su pagine strappate da cataloghi e riviste d’arte, design e moda, realizzati a partire dal 1996) riformulandolo tridimensionalmente in Oggetti Dipinti, forme organiche scolpite sul corpo umano e realizzate in grafite-fibra di carbonio penetrando nel linguaggio e produzione del design e nella comunicazione di massa.
DAVIDE D’ELIA
è nato nel 1973 a Cava dei tirreni (SA).
Vive e lavora tra Roma e Londra.
Ha esposto in mostre personali e collettive, in Italia, Inghilterra, Libano, Grecia, Slovenia., e ultimamente in occasione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Suoi lavori sono stati esposti e in collezione del MAXXI Museo delle arti del XXI secolo.
Con una formazione legata alla pittura informale, l’artista a partire della seconda metà degli anni Duemila sperimenta l’interazione del tempo e degli agenti atmosferici sulla materia, che lo portano a realizzare opere composte con materiali solarizzati, usurati dal tempo, e con la muffa. Sono lavori che esplorano quello che rimane, documentano la storia, la vita proiettata sulle cose: l’artista osserva il passaggio del tempo portando avanti una riflessione che riguarda non soltanto la consapevolezza della memoria
ma anche la sua trasmissione.
A queste opere ne seguono altre in cui le muffe vengono unite o contrapposte a carte millimetrate, strumenti di precisione e di controllo dello spazio, completamente opposti alla imprevedibilità dell’azione del tempo e della natura sulle cose.
Nel solco di una riflessione che si sviluppa in modo logico e conseguenziale, D’Elia sviluppa successivamente una nuova linea di ricerca apparentemente opposta a quella legata ai segni del tempo sulla materia.
Nel 2014 realizza una installazione ambientale dal titolo Antivegetativa un intero ambiente in cui pareti, oggetti, quadri vengono immersi in una pittura azzurra a base di piombo, l’antivegetativa appunto, utilizzata nei cantieri nautici per evitare l’usura delle chiglie delle barche.
Se le muffe, le solarizzazioni, la polvere ci raccontano il tempo e la memoria sulla materia, se la carta millimetrata tenta un controllo dell’azione del tempo, l’antivegetativa con il suo azzurro compatto, nasconde qualsiasi traccia del tempo, o forse tenta di proteggere la materia dal tempo.
GIANFRANCO GROSSO.
Nativo di Cosenza (1972) si é formato all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Dal 1998 al 2003 è stato assegnatario di studio a Palazzo Carminati della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. La sua ricerca, all’interno delle Arti Visive, si concentra sulla sperimentazione della pitto-scultura che si avvale dell’uso di mezzi tecnologici e dell’utilizzo di svariati materiali. Vanta innumerevoli mostre personali in Italia e all'estero. Nel 2009 e 2010, nell'ambito del Festival Euromediterraneo di Altomonte (CS) ha dato vita a due importanti rassegne: “NEXT STOP ART – Territori della Contemporaneità” e “CONTEMPORANEAMENTE ARTE - tra realtà e visioni.”
Attualmente vive e opera a Roma.
Nella mostra Gianfranco esprime in chiave essenziale e suggestiva il concetto di santità.
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