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luned́ 03 aprile 2006
Una lettera del vescovo ai fedeli dopo lo scioglimento per mafia del consiglio di Castellammare  
 
 
Lettera del vescovo Francesco Micciché ai fedeli di Castellammare del Golfo
 
 
 
Carissimi fedeli di Castellammare del Golfo,
 
lo scioglimento per mafia del Consiglio Comunale di Castellammare è un fatto gravissimo che ferisce tutti, è un segnale di morte che va compreso nelle sue cause remote e prossime e che non può lasciare nessuno di noi indifferente.
Intendo richiamare alla mia e alla vostra attenzione una illuminante pagina del Vangelo di San Giovanni:
Lazzaro,  vieni fuori!” (Gv 11,43)
 
Gesù gridò a gran voce e Lazzaro, morto già da quattro giorni, venne fuori dalla tomba avvolto nelle bende.
Con il coraggio che viene dalla fede vorrei gridare anch’io: Veniamo fuori!
Usciamo dalla tomba della morte sociale, liberiamoci dalle bende della schiavitù morale, ritroviamo il gusto pieno della vita, non abituiamoci alla morte.
Questa ferita del nostro tessuto sociale si trasformi in occasione provvidenziale per dare inizio ad una vita nuova, per fare un esame di coscienza, per progettare e attuare un autentico riscatto sociale, per dare un nuovo e impegnativo corso alla storia di questo territorio.
Siamo tutti interpellati come singoli, famiglie, istituzioni e siamo chiamati a fare responsabilmente la nostra parte perché mai più si verifichi una situazione così grave, pesante e nociva per una città che ha tutte le potenzialità e le risorse per essere una città solare, piena di dignità, di onestà, di laboriosità.
Si richiede che la politica di qualunque schieramento partitico si interroghi seriamente.
A nessuno che non abbia titolo a farlo è lecito emettere sentenze di condanna.
Non  è tempo di lanciare anatemi o di fare antimafia di facciata, né giova piangerci addosso, commiserarci, disperarci, adagiarci alla logica della morte ineluttabile delle Istituzioni e della Politica.
La cultura del compromesso, dell’illegalità, del clientelismo, del diritto scambiato per favore, del sopruso tacito, dell’abuso, dell’intreccio di interessi inconfessabili, delle lobby di potere occulto e di stampo mafioso, dell’accondiscendenza e del servilismo sono l’humus culturale di cui si nutre il malaffare. Sono queste  le bende di morte da cui dobbiamo coraggiosamente  e decisamente liberarci.
La cultura della legalità, del bene comune, del rispetto della vita, della solidarietà, della famiglia, della fede devono scorrere come sangue vitale nel sistema venoso della nostra società di cui lo Stato è garante.
 
Carissimi figli di Castellammare, possiamo farcela!
La stragrande maggioranza della popolazione è sana, laboriosa, onesta, impegnata, volitiva, propositiva, carica di valori.
La nostra forza è la fede in Cristo Gesù vincitore sul peccato e sulla morte!
La speranza che non delude non può venir meno ed è praticabile e incoercibile.
La devozione alla Madonna del Soccorso ci dà una marcia in più per camminare verso l’alba di una vera Pasqua di risurrezione e di vita.
Come vostro Pastore mi sento dentro questa sofferenza, dentro questa situazione di morte ma la fede nel Signore della storia e della vita mi spinge a gridare:
Possiamo, dobbiamo risorgere!
Sono con voi, con i vostri sacerdoti.
È con noi Cristo Gesù che adoriamo nel mistero della morte e della resurrezione, è con noi la Madonna del Soccorso.
 
La Chiesa di Trapani ha un sogno: vedere questo nostro territorio risollevato dalla miseria morale, dalla prostrazione, dall’ avvilimento in cui spesso è ricacciato da una strisciante e pervasiva cultura di morte.
La Pasqua di Gesù porti a tutti gioia di vita, pace, fraternità e amore.
Con tutta la forza della carità di cui Cristo mi rende capace vi abbraccio e benedico.           
 
 

          Trapani, 28 marzo ’06

 
                                                                                  + Francesco Miccichè
      Vescovo
 
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