Sabato
scorso nelle veglie serali che si sono tenute in tutte le città della
Diocesi, è stata consegnata la lettera pastorale per l’Avvento del vescovo Francesco
Micciché che riprende i temi del Piano Pastorale 2007/2008 “La carità nella
polis, Di te si dicono cose stupende città di Dio”.
La lettera
approfondisce il tema della vita. Si chiama appunto “La carità nella polis
al servizio della vita”. La vita infatti era indicata in “Civitanostra”, la
città ideale del piano pastorale quale prima “colonna” che insieme al bene
comune, alla giustizia e alla pace, al lavoro, alla famiglia,alla
libertà, alla solidarietà e alla sussidiarietà sostenevano il “monumento”
centrale della piazza.
Di seguito una selezione di alcuni brani della lettera di Avvento.
La nostra testimonianza, la nostra
presenza viva e significativa nella storia, dipende dalla nostra capacità
di essere presenza d’amore che non intende imporre niente o costringere nessuno
ad accogliere la fede,
ma presenza carica di fede e di amore, ricca di memoria, capace di portare il
peso e la gioia della vita con passione e con gioiosa condivisione. La Verità è
vita che si dispiega nella quotidiana ricerca di ciò che veramente vale e per
cui ha senso vivere.
Oggi si
propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla
prepotenza e al successo ad ogni costo, soprattutto tra i giovani. Benedetto
XVI la chiama “pompa di vita apparente”, una promessa di apparente felicità che
in realtà si fa strumento di morte. Chiudersi al mistero della vita è l’errore
più grande che una società possa compiere, è il sintomo di uno sfacelo sociale
che parte da una perdita del senso morale e della capacità di stupirsi di
fronte al mistero.
La promozione della vita è legata
intimamente al problema ecologico. L’ecologia ci invita a guardare all’ambiente
con l’occhio ammirato di chi è chiamato a riconoscere in esso la mano di Dio
creatore. La terra va dominata e non devastata, usata e non abusata,
considerata come un bene prezioso da difendere dagli speculatori avidi di
guadagni facili
C’è una questione
morale disattesa e quindi colpevole da parte di chi è preposto dalla politica a
pensare al futuro delle nostre città. I piano regolatori obbediscono a
un’etica? Progettare un piano regolatore non è solo un fatto tecnico, è
principalmente e primariamente un problema morale. Quale città per l’uomo? Una
città vivibile è una città che coltiva il bello, sa coniugare funzionalità e bellezza, sa
sfruttare la natura senza ferirla, sa dare al cittadino che la abita i servizi
necessari di cui abbisogna, spazi di verde dove poter correre, rilassarsi,
vivere momenti di sano relax. Città vivibile è la città che dà alla famiglia i
supporti necessari perché si apra alla vita e si ponga in maniera positiva
verso i figli.
Le politiche
familiari non sempre sono al servizio della vita, anzi spesso sono punitive per
le famiglie, tassate e vessate da quello stato che sulla carta costituzionale
asserisce solennemente di voler tutelare e difendere la famiglia quale cellula
prima della società
Vivere una vita
degna è un diritto che a nessuno dovrebbe essere negato e di cui tutti dovremmo
farci garanti. La vita va difesa più che con le parole con i fatti.
La cultura di morte
continuerà a imperare nelle nostre città finché non riusciremo a scrollarci di
dosso l’infamia del potere occulto e malefico che ha nome mafia e massoneria.
L’eroismo di quanti
hanno saputo affrontare anche il martirio perché si affermasse la cultura della
vita e vincesse la civiltà dell’amore non basta, è necessario che ognuno
coltivi le virtù del coraggio e della profezia, sfuggendo alla tentazione di
mantenere la propria posizione di sicurezza e non abdicando alle proprie
responsabilità nel dare ad altri la delega di essere eroi.
Una sanità non di
eccellenza, lacunosa, che non mette al centro il paziente, che garantisce le
baronie, i localismi e genera disfunzioni e ingiustizie, è da bocciare con energia. Troppi sprechi,
troppa superficialità e poca professionalità, troppa clientela politica-partitica
legata ai posti di lavoro ci penalizza come siciliani costretti a prendere
l’aereo per curarci nei centri di eccellenza del Nord. E i poveri? Quelli
possono morire, tanto sono un peso per la società! È una vergogna ed è immorale
speculare sulla salute dei cittadini più deboli, sugli ammalati, i veri poveri
in cui siamo chiamati a vedere Gesù sofferente.
Servizio alla vita
è quello degli operatori pastorali impegnati nei diversi campi della pastorale.
Servizio alla vita è quello della famiglia dove si sperimenta la solidarietà,
il calore e l’affetto dei propri cari, vera vitamina che irrobustisce la
capacità di lottare e di resistere alle tentazioni del maligno.
Servizio alla vita
è quello dei pubblici amministratori che con abnegazione e senso di responsabilità
si spendono per il bene comune
dei cittadini.
Servizio alla vita
è quello del presbitero che accoglie, ascolta, consola, dirige spiritualmente
le anime, visita gli infermi, accompagna i giovani.
Servizio alla vita
è quello dei docenti di ogni ordine e grado che con professionalità e umanità
guidano i ragazzi e i giovani nell’esplorazione della verità preparandoli ad
affrontare con dignità e onestà intellettuale le sfide della vita.
Servizio alla vita
è quello delle Forze dell’Ordine che nel loro spendersi per l’ordine pubblico
rendono più sicure e vivibili le nostre città.
Servizio alla vita
è quello dei funzionari solerti e attenti alle esigenze dei cittadini che
servono con garbo e amore.
Servizio alla vita
è quello dei lavoratori che in ogni ambito di servizio a partire dai più umili
compiono il loro dovere senza mugugni e con senso di responsabilità.
Davanti a delitti assurdi quali quello del giovane Antonio Via, colpevole di
essersi fatto prossimo di un fratello minacciato da un ladro balordo si rimane
sconcertati e viene spontaneo chiederci: la vita ha ancora un senso nella
coscienza dei cittadini del nostro territorio?
Dobbiamo
chiedercelo con forza lottando contro l’indifferenza, il silenzio colpevole, la
paura servile, l’assuefazione al male.
Là dove alligna
l’ignavia non c’è spazio per una vita degna.
C’è chi vede e
finge di non vedere, ha la necessità davanti ai suoi occhi e tuttavia rimane
indifferente, questo fa parte delle correnti fredde del nostro tempo – afferma
il Papa. Nello sguardo degli altri, proprio in quell’altro che ha bisogno del
nostro aiuto, sperimentiamo l’esigenza concreta dell’amore cristiano
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