Chiusura del corso diocesano I love
comunicare
COSA E’ CAMBIATO NELLA COMUNICAZIONE DELLA
CHIESA DOPO GIOVANNI PAOLO II?
Sabato 5
maggio ore 17.30 Seminario Vescovile di Trapani
100
allievi: insegnanti, catechisti, studenti, casalinghe per un anno hanno
partecipato al primo corso di formazione per gli animatori della comunicazione
promosso dall’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. I love
comunicare: istruzioni per l’uso della comunicazione nella pastorale si
chiude sabato sera (ore 17.30 Seminario Vescovile di Trapani) con una lectio
a due voci di alto profilo. Interverranno Norberto Gonzales Gaitano, decano della
Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa
Croce di Roma e consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni
Sociali presso la Santa Sede e Giovanni Tridente, dell’ufficio comunicazione della
stessa Facoltà.
A Trapani presentano uno
studio sulla copertura informativa nella stampa
internazionale (International Herald Tribune, Le Monde, El Pais, Frankfurter
Allgemeine Zeitung) e su quella italiana (Corriere della Sera, Repubblica)
della morte di Giovanni Paolo II analizzando com’è cambiato il contesto
comunicativo della chiesa con le sue potenzialità e i suoi rischi.
L’incontro
chiude una prima fase di formazione che ha avuto come destinatari gli operatori
pastorali delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali.
Al
termine dell’incontro verrà presentato anche il volume I love comunicare
( Il pozzo di Giacobbe Editore) un vademecum che raccoglie gli spunti e le
indicazioni emerse dal corso: un prontuario per orientarsi nel mondo dei mezzi
di comunicazione: dal giornale al cinema, dal linguaggio pubblicitario alla
gestione di un sito web.
“I
love comunicare è nato come una scommessa attorno ad un gruppo di giovani
professionisti con i quali in questi anni abbiamo iniziato un percorso nato
dalla necessità di rinnovare il linguaggio comunicativo della chiesa – spiega Lilli Genco, direttore dell’ufficio comunicazioni
sociali - E’ un percorso di formazione che continuerà creando anche uno
spazio di confronto aperto a chi vuole superare un approccio strumentale
e comunicare la fede
tenendo conto della inevitabile mediazione linguistica e culturale che i media
comportano”.
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