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chiesa e comunicazione dopo Giovanni Paolo II PDF Stampa E-mail
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gioved́ 03 maggio 2007

Chiusura del corso diocesano I love comunicare

COSA E’ CAMBIATO NELLA COMUNICAZIONE DELLA CHIESA DOPO GIOVANNI PAOLO II?

Sabato 5 maggio ore 17.30 Seminario Vescovile di Trapani

 

100 allievi: insegnanti, catechisti, studenti, casalinghe per un anno hanno partecipato al primo corso di formazione per gli animatori della comunicazione promosso dall’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. I love comunicare: istruzioni per l’uso della comunicazione nella pastorale si chiude sabato sera (ore 17.30 Seminario Vescovile di Trapani) con una lectio a due voci di alto profilo. Interverranno Norberto Gonzales Gaitano, decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma e consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali presso la Santa Sede e Giovanni Tridente, dell’ufficio comunicazione della stessa Facoltà.

A Trapani presentano uno studio sulla copertura informativa nella stampa internazionale (International Herald Tribune, Le Monde, El Pais, Frankfurter Allgemeine Zeitung) e su quella italiana (Corriere della Sera, Repubblica) della morte di Giovanni Paolo II analizzando com’è cambiato il contesto comunicativo della chiesa con le sue potenzialità e i suoi rischi.

 

L’incontro chiude una prima fase di formazione che ha avuto come destinatari gli operatori pastorali delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali.

 

Al termine dell’incontro verrà presentato anche il volume I love comunicare ( Il pozzo di Giacobbe Editore) un vademecum che raccoglie gli spunti e le indicazioni emerse dal corso: un prontuario per orientarsi nel mondo dei mezzi di comunicazione: dal giornale al cinema, dal linguaggio pubblicitario alla gestione di un sito web.

 

“I love comunicare è nato come una scommessa attorno ad un gruppo di giovani professionisti con i quali in questi anni abbiamo iniziato un percorso nato dalla necessità di rinnovare il linguaggio comunicativo della chiesa – spiega Lilli Genco, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali -  E’ un percorso di formazione che continuerà creando anche uno spazio di confronto aperto a chi vuole superare un approccio strumentale  e comunicare la fede tenendo conto della inevitabile mediazione linguistica e culturale che i media comportano”.

 

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