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Mettere al centro l'ammalato. Difendere la salute, difendere la vita PDF Stampa E-mail
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mercoled́ 19 novembre 2008
Il messaggio del vescovo al consiglio comunale straordinario per il riordino della rete ospedaliera a Trapani

Al presidente del Consiglio Comunale di Trapani

Avv. Katia Bucaria

 

 

Per la seconda volta, in pochi giorni, il consiglio comunale di Trapani si riunisce in sessione straordinaria per discutere di un tema importante e vitale per il nostro territorio. Oggi del progetto di riordino della rete ospedaliera in provincia di Trapani, un progetto che, almeno dalle ipotesi ventilate, appare fortemente lesivo degli interessi dei cittadini trapanesi. Il sistema sanitario è divenuto in Sicilia un campo di battaglia dove si giocano interessi colossali. Che la sanità abbia bisogno di essere profondamente riformata per dare speranza di vita a tutti coloro che vivono nelle nostre città è un dato di fatto incontrovertibile.

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Ci vuole rigore etico, capacità manageriale, professionalità di alto profilo (anche la professionalità ha un suo spessore morale), progettualità politica e un grande senso di responsabilità. Si parla tanto in questi giorni dei tanti “baronati” delle università italiane, e a buon ragione; ma è altrettanto grave quel che si dice riguardo alla sanità dove in maniera non sempre velata, anzi qualche volta spudoratamente palese, si assiste a una vera e propria egemonia di potentati politici e di potere che determinano la buona o la cattiva sorte di ospedali, di case di cura, di centri di riabilitazione. È un diritto l’essere curati, trovare nello Stato il garante del diritto alla salute sulla base del principio solidaristico che anima la nostra Costituzione di cui quest’anno celebriamo il 60° della sua promulgazione. Riformare la sanità significa certamente definire priorità e tagliare gli sprechi ma senza dimenticare che bisogna operare nella prospettiva alta che sa scorgere il senso della vita dell’uomo, la sua dignità, il valore della persona, il rapporto salute-malattia sia nella dimensione personale che sociale. In concreto bisogna mettere al centro della medicina la persona malata con tutta la sua dignità e costruire a partire da essa l’insieme dei servizi e delle reti ospedaliere, invertendo un criterio che è diventato un falso ordine di priorità e cioè quello di garantire i posti di lavoro. E’ il malato il soggetto primo e privilegiato del sistema sanitario, non bisogna dimenticarlo. Per mettere veramente al centro di ogni progetto serio di riordino sanitario la persona malata bisogna però uscire dalla retorica così diffusa delle affermazioni che poi, spesso purtroppo, finiscono celare ben altri interessi. Mettere al centro l’ammalato significa verificare, per esempio, se l’aziendalizzazione, nata per meglio curare, non stia di fatto sostituendo la centralità della persona con la centralità dell’organizzazione stessa, o delle risorse economiche, perfino di quella eccessiva politicizzazione che è sotto gli occhi di tutti. Se poi anche il criterio delle assunzioni risulta alla fine inquinato dal sistema delle raccomandazioni allora lo scenario non è solo inquietante e scandaloso ma anche profondamente immorale. Non vorrei che in questa nostra terra dove, come scriveva nel Gattopardo Tomasi di Lampedusa, tutto cambia perché tutto rimanga come prima, le scelte di politica sanitaria obbedissero non ai criteri certi di necessità, di efficienza, di professionalità, ma fossero, alla fine, sempre gli stessi: un “protettorato” di potere di bassa lega. Ci vuole un segnale di speranza, un segnale di cambiamento che crei fiducia e non rassegnazione, soprattutto per i più deboli. E’ necessario avviare una discussione seria e pacata che metta da parte le logiche campanilistiche e definisca le regole di una distribuzione nel territorio di centri di eccellenza per la professionalità e bontà dei risultati raggiunti. Smantellare settori di buona sanità per dare visibilità ad una città piuttosto che ad un’altra non risponde a criteri di eticità e penalizza ulteriormente una provincia già parecchio frammentata e divisa. La tutela della salute della collettività non può essere gestita solo mediante un calcolo di bilancio né, peggio, mediante un miope calcolo politico: richiede strumenti efficaci di programmazione e un profondo senso etico. Con tutta la chiesa trapanese voglio sperare che da questo Consiglio comunale, dalla classe politica tutta e nella mente e nel cuore di ogni cittadino di questa città si levi con forza una voce unanime e concorde: un rinnovato senso di responsabilità e del bene comune che, partendo proprio dal dibattito sul riordino della rete ospedaliera, possa portare ad un vero cambiamento di rotta che non penalizzi la nostra città e le sua strutture e soprattutto porti ad occuparsi, al di sopra di ogni altro interesse, dell’ammalato, di quello più debole e bisognoso, del suo diritto alla salute e difendendo la sua dignità difenda la vita.

Trapani 18 Novembre 2008

+ Francesco Micciché Vescovo

 
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