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Solennità dell'Immacolata PDF Stampa E-mail
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venerd́ 05 dicembre 2008
Il vescovo celebra alle ore 11.00 presso la parrocchia di Xitta; alle ore 18.30 presso la parrocchia Maria SS. di Louders. A Calatafimi rivive l'antica tradizione.

Pubblichiamo volentieri un testo di don Fabio Pizzitola su una bellissima tradizione che si tiene presso Calatafimi-Segesta

Le tradizioni dell’Immacolata a Calatafimi Segesta

 

È noto l’affetto del popolo per la Madre di Dio venerata nella sua Immacolata Concezione. D’altra parte è stata proprio la fede semplice del popolo a spingere perché il concepimento immacolato di Maria dalla macchia del peccato originale venisse riconosciuto verità di fede. […] A Calatafimi l’Immacolata Concezione è affermata e difesa con solenne giuramento: per voto dell’8 Dicembre 1676 la Solennità è onorata dal digiuno della vigilia. Le origini a Calatafimi della tradizionale Tavulidda nella notte tra i 7 e l’8 Dicembre è possibile che vadano rintracciate proprio nella conclusione del digiuno una volta entrati nella Solennità.

 

A Calatafimi Segesta nel passato il centro del culto all’Immacolata era la chiesa madre: ogni anno il magistrato della città offriva all’altare dell’Immacolata una torcia votiva. Sapendo dalla storia della Chiesa che grande ruolo nella diffusione del culto e della devozione verso la Madre Immacolata e nella difesa teologica di questa verità di fede ebbero i francescani, non stupisce che a Calatafimi si sia consolidata nei secoli la devozione all’Immacolata proprio attorno ai principali poli francescani della città: la chiesa del convento di San Francesco, sede dei francescani conventuali; la chiesa di San Michele sede dal 1596 dei frati del Terz’Ordine regolare di San Francesco.

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Dalla chiesa del convento di San Francesco proviene la grande statua settecentesca dell’Immacolata: la chiesa, tra le più antiche e belle del nostro centro, è oggi chiusa al culto a motivo delle sue condizioni strutturali. Nella chiesa di San Michele la Novena e la Solennità dell’Immacolata per antica tradizione si celebra nelle primissime ore del mattino, all’aurora. Ormai da un secolo in questa chiesa si è consolidata la tradizione della ‘Mmaculatedda: in questa chiesa si conserva una piccola statua dell’Immacolata che nella notte tra il 7 e l’8 Dicembre il popolo cristiano porta in processione a cavallo tra le ore della notte e l’alba. Le vie di Calatafimi Segesta si illuminano e si riscaldano per il grande coinvolgimento del popolo che partecipa recando grandi torce ed inneggiando alla Madre con tradizionali acclamazioni dense di fede, teologia e cultura. Qui la fede della Chiesa si è fatta cultura!

Le origini di questa tradizione vanno fatte risalire alla devozione di un calzolaio calatafimese che visse tra l’‘800 ed il ‘900: Vincenzo Avila. Questi la mattina dell’8 Dicembre 1908 portò presso la chiesa di San Michele una piccola statua dell’Immacolata che aveva comprato per essere benedetta. Negli anni successivi questa statua fu portata a San Michele per tutto il Novenario. L’affetto del popolo per questa immagine crebbe al punto che la statua iniziò ad essere recata in processione all’aurora dell’8 Dicembre.

La tradizione è oggi ben consolidata: la Novena si svolge nelle prime ore del mattino; nella notte tra il 7 e l’8 Dicembre, dopo il festoso banchetto della Tavulidda nelle case, alle 04:30 la statua della ‘Mmaculatedda è recata in processione per le vie di Calatafimi illuminate dalle grandi torce e riscaldate dalle tradizionali acclamazioni. Al rientro, alle 06:30 la comunità celebra l’Eucaristia nella Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. […]

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Festeggiare questa verità di fede alle prime ore del mattino, all’aurora ha senso ed anzi è in certo modo intrinseco a questa Solennità perché il concepimento immacolato di Maria è l’aurora della nostra salvezza, è il primo atto dell’evento della redenzione dell’umanità operata da Cristo nella sua incarnazione e nella sua mirabile passione, morte e risurrezione. Maria Immacolata è l’aurora dell’umanità redenta, il primo atto del passaggio dalla notte del peccato al mattino della redenzione. L’aurora, nel passaggio dalle ore della notte, con i suoi pericoli e i suoi suoni tante volte cupi e minacciosi, alla luce e alla calma dell’alba del mattino sono il contesto naturale in cui festeggiare l’Immacolata Concezione di Maria. Le tradizioni dell’Immacolata si sono radicate così saldamente perché i loro segni e i loro tempi sono parte intrinseca del contenuto teologico della Solennità liturgica dell’Immacolata Concezione. Le torce accese nella processione notturna rimandano a Cristo, Luce che rischiara le tenebre del peccato e della morte, il cui avvento ed incarnazione nel ventre della Vergine Madre è preparato nell’immacolato concepimento di Maria. Il denso fumo emesso dalle torce incendiate rievoca misteriosamente la funzione apotropaica del culto mariano dell’Immacolata: Maria, terrore delle potenze infernali, sconvolge e scaccia il potere di Satana. Le tradizionali acclamazioni affondano le loro radici nella tradizione cristiana al punto che numerosi paralleli possono essere colti con testi cristiani come i sermoni di Sant’Andrea di Creta, gli inni di Romano il Melode o ancora il celebre inno Akatistos. Queste acclamazioni spiegano in tal senso il valore apotropaico del culto mariano: espressioni come “Trema lu ‘nfernu e triunfa Maria” e “Sintennu lu nomi di Maria, l’nfernu trema” spiegano benissimo il dato teologico del legame tra l’Immacolata Concezione di Maria e lo sconvolgimento del domino di Satana in piena sintonia con l’iconografia classica dell’Immacolata Concezione, ispirata all’immagine biblica della donna che schiaccia la testa al serpente (cfr. Gen 3,15; Ap 12,1-6). Se a tutto questo aggiungiamo che l’uso delle torce nella notte rievoca antichi culti pre-cristiani relativi al ciclo delle stagioni ed alla fecondità della terra possiamo dire che siamo in presenza di una tradizione cristiana che ha operato una vistosa sintesi culturale tra elementi pre-cristiani e cultura cristiana, fede e dato antropologico. La fede si è fatta cultura, autentica cultura cristiana in cui si è superato lo iato tra cultura teologica e cultura antropologica, dimostrazione perfetta del fatto che la fede è vita e pertanto se è autentica o si fa cultura o non è affatto fede.

Nella fede semplice del popolo cristiano questo complesso processo culturale è avvenuto silenziosamente e spontaneamente. […]

 
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