Lettera del vescovo per le elezioni 2006
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marted́ 21 marzo 2006
Una riflessione per i fedeli e per i candidati  
 

Ai candidati alle elezioni nazionali e regionali

del nostro territorio

e a tutti i cittadini di questa splendida

Diocesi di Trapani

 
 

La politica-spettacolo oggi sta diventando onnipervasiva. Nell’attuale situazione socio-politica diventa sempre più difficile orientarsi e cogliere quali sono i veri nodi problematici di un contesto internazionale carico di contraddizioni, fragile nel suo divenire, attraversato dalla paura, dallo spettro del fanatismo e dell’odio razziale: stiamo assistendo ad un vero “tsunami economico” trasversale a tutti i continenti dove si intrecciano interessi, spesso sporchi, legati  all’accaparramento delle fonti energetiche e processi economici devastanti che determinano situazioni di schiavitù per i lavoratori. Nel nostro paese il sistema politico-istituzionale sembra non riuscire a trovare un assetto equilibrato e la “bilancia dei poteri" che costituisce una garanzia  costituzionale  sembra oscillare con i tre poteri dello Stato ( legislativo, esecutivo e giudiziario) puntualmente in conflitto: tutto questo genera smarrimento e provoca disaffezione nei cittadini che si allontanano sempre più da una politica considerata incapace di trovare soluzioni giuste e concrete ai reali problemi del paese.

Colgo anche il disagio di coloro che non vedono una reale possibilità di scegliere nell’ambito dei partiti i candidati ritenuti più idonei a rappresentarli.

In questo contesto s’innestano le elezioni politiche nazionali dei prossimi 9 e 10 aprile e quelle regionali in programma in Sicilia il prossimo 28 Maggio.

È d’obbligo chiederci: dove vogliamo andare? Cosa chiedere a coloro che andremo a votare perché ci rappresentino? Quali sono le priorità che fanno della politica una cosa seria e del politico non un soggetto che esercita un “mestiere” ma un vero “missionario”?
Il politico è chiamato a vivere pienamente incarnato nel suo territorio, tra la sua gente: deve conoscerne le problematiche, progettare prospettive di progresso, dev’essere capace di dialogare con le forze positive della società e farsi portavoce di un programma di sviluppo compatibile, integrale, sano.
A volte si ha l’impressione di essere politicamente “figli di nessuno” quando chi ci rappresenta appare lontano dalle legittime attese della gente e le ricadute delle scelte politiche che compie risultano ininfluenti per la promozione del territorio.

Diceva il vescovo Tonino Bello: “Il cristiano che fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello. Analizza in profondità le situazioni di malessere. Apporta rimedi sostanziali sottratti alla fosforescenza del precariato. Non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere. Paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo...Sicché, man mano che il cristiano entra in politica dovrebbe uscirne di pari passo la mentalità clientelare, il vassallaggio dei sistemi correntizi, la spartizione oscena del denaro pubblico, il fariseismo teso a scopi reconditi di dominio”

Vi sono valori  che devono starci sommamente a cuore e su cui è possibile instaurare un patto su cui costruire la fiducia dei cittadini.
L’etica della politica non può essere quella del compromesso, del baratto, dell’intesa con forze ambigue, con gruppi e lobby che non garantiscono la totalità dei cittadini ma solo una nicchia di ceti privilegiati. “La giustizia è lo scopo e quindi la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua origine e il suo scopo si trovano, appunto, nella giustizia, e questa è di natura etica” (Benedetto XVI, Deus Caritas est, 28)

Nella giustizia, nella legalità, nel rispetto della sacralità della persona umana, nel riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna come nucleo centrale della società, nella solidarietà e nel bene comune, nel rispetto della libertà di pensiero e di religione, si costruisce una società pluralista, libera, democratica, civile.

Riponiamo ferma fiducia negli uomini e nelle donne di buona volontà del nostro territorio perché sappiano scegliere i politici in base ai valori etici che questi si sforzano di vivere e che portano nei loro programmi elettorali. “I cristiani – dice la costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et spes – devono essere d’esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune”
Chiediamo ai politici di vedersi nella verità, davanti a Dio e alla loro coscienza, e di assumere quel peso che comporta la responsabilità di rappresentarci con la ferma volontà di servire la causa del nostro territorio, di voler contribuire al bene della Regione e dello Stato, fondando le scelte non in base agli opportunismi dettati dagli schieramenti partitici ma ancorandole ai fondamenti etici della cultura cristiana.
Con l’augurio di una campagna elettorale dai toni civili e dal confronto leale, vi saluto e prego il buon Dio che ci riservi un futuro sereno e ricco di prospettive.
 
Trapani, 20 Marzo 2006
+ Francesco Micciché