Nuovo polo espositivo ad Erice nella chiesa di San Martino
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luned́ 22 dicembre 2008
L'inaugurazione venerdì 26 dicembre alle ore 17.30

Il nuovo polo espositivo dei manufatti lignei Il MEMS il Museo di "Erice, la Montagna del Signore" amplia i suoi orizzonti.

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Dopo l’esposizione delle oreficerie sacre, fruibili dal luglio del 2003 in alcune cappelle della Chiesa Madre, Erice si riappropria di nuovi locali restaurati, adiacenti la chiesa di San Martino e offre a tutti i suoi visitatori un percorso espositivo tra pregevoli manufatti lignei. Coerenti con l’attuazione del progetto “Museo Diffuso” e spinti dal desiderio di valorizzare al massimo i numerosi beni culturali esistenti sul Monte, si compie un’ulteriore passo avanti nell’ottimizzare le infinite potenzialità proprie al patrimonio artistico ericino.

Avere scelto la chiesa di San Martino come polo espositivo per questo specifico settore della produzione d’arte non è casuale: gli stessi arredi del sacro edificio, in particolare il caratteristico coro Rococò e il gruppo scultoreo del Santo titolare che dona il mantello al povero, sono tra le più interessanti testimonianze di ebanisteria attorno alle quali è sembrato opportuno raccogliere ciò che, per vari motivi, è oggi decontestualizzato dai siti originari e custodito in depositi. Tornare a far vivere queste opere, proporre all’attenzione non solo simulacri, a cui nei tempi è stata tributata tanta devozione, ma mostrare anche quei manufatti che hanno assolto ad una funzione, che hanno arricchito le liturgie facendole risplendere d’oro e di luce, che hanno ornato il sacro spazio in cui si celebra l’Eucaristia è un modo per non permettere che andasse perduto - realmente e nella nostra memoria - un prezioso patrimonio frutto di secoli di devozione e fede. A guardare, poi, l’interesse storico artistico di tali opere, si scopre, ancora una volta, come la scultura lignea, per troppo tempo ingiustamente considerata prodotto secondario rispetto alle più celebri e costose composizioni marmoree, sia stata il tramite che ha permesso la capillare diffusione nei territori di provincia dei linguaggi stilistici che nei tempi hanno caratterizzato le diverse sintassi espressive proprie ad ogni secolo. Ecco dunque che alla classicità e alla trionfale compostezza del cinquecentesco gruppo di San Martino a cavallo, segue la naturalistica attenzione, tutta seicentesca, del Sant’Antonio Abate il cui simulacro, opera di Pietro Orlando, troneggiava sull’altare principale di una delle più antiche parrocchie di Erice. Arricchisce l’esposizione una sorta di “deposito” a vista: in un ambiente di passaggio che collega la sacrestia della chiesa ai vani sottostanti si è pensato di realizzare una grande vetrina dove poter collocare tutti quei manufatti lignei un tempo utilizzati per ornare i diversi altari del sacro edificio, ed oggi, per motivi di sicurezza, protetti, ma visibili e apprezzabili per la loro quantità, ma soprattutto per la qualità d’esecuzione. Sono in particolare candelieri, vasi, tronetti, reliquiari, anch’essi caratterizzati da eleganti lavori d’intaglio e spesso impreziositi da raffinate dorature. A testimoniare la cultura del XVIII secolo è inserita nel percorso una splendida consolle Rococò in legno dorato, mentre la produzione ottocentesca è attestata da una serie di paliotti con fregi e motivi tendenti al geometrico, come prescriveva l’imperante stile Neoclassico. Grazie a questa nuova iniziativa siamo certi di contribuire alla salvaguardia del patrimonio e di valorizzarlo, con la speranza di poterne evitare il degrado causato dall’incuria e dall’abbandono. L’impegno quasi “missionario” sino ad oggi profuso ha sortito l’apprezzamento degli ericini e dei numerosi ospiti e turisti che sino ad oggi hanno avuto la possibilità di fruire del percorso di visita attualmente gestito dall’Associazione che presiedo. La grande ambizione di far rivivere Erice nello splendore dovuto non è mai sopita, anche se la cronica mancanza di fondi spesso scoraggia! Ma è una missione, e raggiungerne il fine richiede impegno, sacrifici ed energie che auspichiamo non vengano mai meno, sia a chi scrive, sia a tutti coloro che si spendono quotidianamente per questa nobile causa: viva Erice viva. Buon Natale e Felice 2009. Maurizio Vitella