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lettera pastorale per l'Avvento 2007 PDF Stampa E-mail
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luned́ 03 dicembre 2007

Sabato scorso nelle veglie serali  che si sono tenute in tutte le città della Diocesi, è stata consegnata la lettera pastorale per l’Avvento del vescovo Francesco Micciché che riprende i temi del Piano Pastorale 2007/2008 “La carità nella polis, Di te si dicono cose stupende città di Dio”.

La lettera approfondisce il tema della vita. Si chiama appunto “La carità nella polis al servizio della vita”. La vita infatti era indicata in “Civitanostra”, la città ideale del piano pastorale quale prima “colonna” che insieme al bene comune, alla  giustizia e alla  pace, al lavoro, alla famiglia,alla libertà, alla solidarietà e alla  sussidiarietà sostenevano il “monumento” centrale della piazza.

Di seguito una selezione di alcuni brani della lettera di Avvento.


La nostra testimonianza, la nostra presenza viva e significativa nella storia,  dipende dalla nostra capacità di essere presenza d’amore che non intende imporre niente o costringere nessuno ad accogliere la fede, ma presenza carica di fede e di amore, ricca di memoria, capace di portare il peso e la gioia della vita con passione e con gioiosa condivisione. La Verità è vita che si dispiega nella quotidiana ricerca di ciò che veramente vale e per cui ha senso vivere.

Oggi si propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, soprattutto tra i giovani. Benedetto XVI la chiama “pompa di vita apparente”, una promessa di apparente felicità che in realtà si fa strumento di morte. Chiudersi al mistero della vita è l’errore più grande che una società possa compiere, è il sintomo di uno sfacelo sociale che parte da una perdita del senso morale e della capacità di stupirsi di fronte al mistero.

 

 

        La promozione della vita è legata intimamente al problema ecologico. L’ecologia ci invita a guardare all’ambiente con l’occhio ammirato di chi è chiamato a riconoscere in esso la mano di Dio creatore. La terra va dominata e non devastata, usata e non abusata, considerata come un bene prezioso da difendere dagli speculatori avidi di guadagni facili

 

C’è una questione morale disattesa e quindi colpevole da parte di chi è preposto dalla politica a pensare al futuro delle nostre città. I piano regolatori obbediscono a un’etica? Progettare un piano regolatore non è solo un fatto tecnico, è principalmente e primariamente un problema morale. Quale città per l’uomo? Una città vivibile è una città che coltiva il bello, sa coniugare funzionalità e bellezza, sa sfruttare la natura senza ferirla, sa dare al cittadino che la abita i servizi necessari di cui abbisogna, spazi di verde dove poter correre, rilassarsi, vivere momenti di sano relax. Città vivibile è la città che dà alla famiglia i supporti necessari perché si apra alla vita e si ponga in maniera positiva verso i figli.

     

Le politiche familiari non sempre sono al servizio della vita, anzi spesso sono punitive per le famiglie, tassate e vessate da quello stato che sulla carta costituzionale asserisce solennemente di voler tutelare e difendere la famiglia quale cellula prima della società

 

Vivere una vita degna è un diritto che a nessuno dovrebbe essere negato e di cui tutti dovremmo farci garanti. La vita va difesa più che con le parole con i fatti.

La cultura di morte continuerà a imperare nelle nostre città finché non riusciremo a scrollarci di dosso l’infamia del potere occulto e malefico che ha nome mafia e massoneria.

L’eroismo di quanti hanno saputo affrontare anche il martirio perché si affermasse la cultura della vita e vincesse la civiltà dell’amore non basta, è necessario che ognuno coltivi le virtù del coraggio e della profezia, sfuggendo alla tentazione di mantenere la propria posizione di sicurezza e non abdicando alle proprie responsabilità nel dare ad altri la delega di essere eroi.

 

Una sanità non di eccellenza, lacunosa, che non mette al centro il paziente, che garantisce le baronie, i localismi e genera disfunzioni e ingiustizie,  è da bocciare con energia. Troppi sprechi, troppa superficialità e poca professionalità, troppa clientela politica-partitica legata ai posti di lavoro ci penalizza come siciliani costretti a prendere l’aereo per curarci nei centri di eccellenza del Nord. E i poveri? Quelli possono morire, tanto sono un peso per la società! È una vergogna ed è immorale speculare sulla salute dei cittadini più deboli, sugli ammalati, i veri poveri in cui siamo chiamati a vedere Gesù sofferente.

 

Servizio alla vita è quello degli operatori pastorali impegnati nei diversi campi della pastorale. Servizio alla vita è quello della famiglia dove si sperimenta la solidarietà, il calore e l’affetto dei propri cari, vera vitamina che irrobustisce la capacità di lottare e di resistere alle tentazioni del maligno.

Servizio alla vita è quello dei pubblici amministratori che con abnegazione e senso di responsabilità si spendono per il bene comune dei cittadini.

Servizio alla vita è quello del presbitero che accoglie, ascolta, consola, dirige spiritualmente le anime, visita gli infermi, accompagna i giovani.

Servizio alla vita è quello dei docenti di ogni ordine e grado che con professionalità e umanità guidano i ragazzi e i giovani nell’esplorazione della verità preparandoli ad affrontare con dignità e onestà intellettuale le sfide della vita.

Servizio alla vita è quello delle Forze dell’Ordine che nel loro spendersi per l’ordine pubblico rendono più sicure e vivibili le nostre città.

Servizio alla vita è quello dei funzionari solerti e attenti alle esigenze dei cittadini che servono con garbo e amore.

Servizio alla vita è quello dei lavoratori che in ogni ambito di servizio a partire dai più umili compiono il loro dovere senza mugugni e con senso di responsabilità.

           Davanti a delitti assurdi quali quello del giovane Antonio Via, colpevole di essersi fatto prossimo di un fratello minacciato da un ladro balordo si rimane sconcertati e viene spontaneo chiederci: la vita ha ancora un senso nella coscienza dei cittadini del nostro territorio?

Dobbiamo chiedercelo con forza lottando contro l’indifferenza, il silenzio colpevole, la paura servile, l’assuefazione al male.

Là dove alligna l’ignavia non c’è spazio per una vita degna.

C’è chi vede e finge di non vedere, ha la necessità davanti ai suoi occhi e tuttavia rimane indifferente, questo fa parte delle correnti fredde del nostro tempo – afferma il Papa. Nello sguardo degli altri, proprio in quell’altro che ha bisogno del nostro aiuto, sperimentiamo l’esigenza concreta dell’amore cristiano

 

 
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