Nostra intervista a S.E. mons. Francesco Miccichè
1) Eccellenza, cosa l'ha spinta a diramare questo "decalogo" alle maestranze? Quale la logica di questo suo intendimento?
Quello che mi sta a cuore come responsabile della vita religiosa di questa città e di questa diocesi è il cammino di fede dei battezzati e la retta visione dei segni religiosi che la tradizione ci ha lasciato. La processione dei misteri è un punto di forza della religiosità del popolo trapanese che, se non è ben capita, ben gestita, può sfociare in un semplice fatto folkloristico, colorato di sentimento religioso. Ricordar a tutti il valore ed il senso cristiano di quest’evento ecclesiale è un mio preciso dovere a cui non intendo minimamente derogare. Fatti più o meno incresciosi verificatesi nel tempo mi hanno costretto a dirmare questo “decalogo”. Nutro la ferma speranza che trattandosi di un evento di fede si voglia stare alle regole di un sentire religioso profondo, autentico e vero.
Il decalogo è un aiuto dato ai ceti perchè lo svolgimento del cammino quaresimale e della grande processione dei misteri risponda alle attese più genuine del popolo trapanese. Ho inteso in tal modo farmi voce della retta tradizione religiosa e del sentire autentico dei trapanesi.
2) Come mai si è rivolto ai singoli ceti e non all'Unione delle Maestranze che organizza la processione?
I ceti sono l’ossatura portante dell’Unione Maestranze ed è su di loro che grava il peso della processione dei misteri. Ho voluto rivolgermi direttamente a loro per non essere travisato in quel che volevo significare. Non sempre la mediazione del gruppo dirigente è stata felice in questi ultimi tempi.
3) Nel suo decalogo vieta la sfilata di giovani prezzolati. E' un auspicio o un ordine? E i portatori, anche quelli devono essere volontari?
I giovani che partecipano ogni anno alla processione dei misteri dovrebbero starci sommamente a cuore. Che i giovani vivano la processione con autenticità, con spirito di fede sapendo di partecipare ad un momento di grazia, ad un atto religioso che presuppone la fede nei “misteri”, credo sia una valore da affermare con forza mettendo in guardia da distorsioni che si possono verificare. I “portatori”, i “massari” esulano da questo tipo di discorso perchè suppliscono ai volontari che mancano.
4) In particolare, non si capisce da dove nasce il suo divieto di "interpretare il ruolo della Vergine Addolorata". A cosa si riferisce?
Pretendere di interpretare il ruolo della Madre Addolorata, com’è capitato recentemente, in una processione che non è rappresentazione, creando scandalo nei turisti e nei giornalisti presenti i quali hanno riportato dichiarazioni farneticanti di qualcuno che – a suo dire - incarnava la Madonna, è assurdo, illogico, fuorviante. Le implicazioni di tipo magico legate a questo ruolo sono un altro degli aspetti sconcertanti di questo abuso d’interpretazione. A nessuno è lecito sfruttare la religiosità per darsi credibilità.
5) Perchè ha dato disposizioni anche per l'abbigliamento dei ceti?
Una processione che voglia essere un cammino di fede, un’occasione propizia per ripensarci cristiani oggi, alla luce del Vangelo, non può scadere nella farsa e nel cattivo gusto. Cogliendo dalla più sana tradizione gli aspetti migliori, si curi un abbigliamento decoroso, non pacchiano, in linea con il sentimento religioso che s’intende esprimere.
6) Che valore riconosce alla tradizione ed al folklore?
La tradizione con la “t” maiuscola fa parte del deposito della fede che trova il suo fondamento nella Bibbia, nella tradizione e nell’insegnamento della chiesa. La tradizione con la “t” minuscola comprende quelle usanze che nel tempo si sono via via affermate, a volte stravolte, spesso male interpretate che è necessario comprendere nel retto significato, purificare e, se necessario,anche innovare.
Il folklore appartiene al vissuto dell’uomo, il folklore è segno ed il cristianesimo è la religione del segno; la liturgia infatti ha il suo perno nel segno. C’è folklore e folklore. C’è un folklore da accogliere e valorizzare. C’è un folklore da respingere decisamente. Io dico “si” al folklore equilibrato, misurato, espressione di un autentico sentimento religioso. Dico “no” al folklore carnevalesco, di pessimo gusto, da rotocalco.
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