I buchi neri dell'educazione |
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marted́ 11 febbraio 2014 |
Si è aperta la Settimana dell'Educazione. Il vescovo con i dirigenti e le autorità scolastiche
Abbandonare le nicchie, tornare ad un progetto di formazione integrale della persona, fare rete e sperimentare la reciprocità come la più potente forza d'inclusione, vincere la tentazione di un “consumismo degli ideali e dello spirito” che svilisce il senso della comunità e del vivere insieme, educare alla felicità.
Sono alcune delle proposte emerse dagli interventi ieri sera nel corso dell’incontro di apertura della Settimana dell’Educazione che si è tenuto presso il Palazzo Vescovile con la partecipazione di dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti di istituzioni culturali che lavorano nel campo della formazione.
Ad aprire il dibattito è stato l’intervento del vescovo Pietro Maria Fragnelli che si è soffermato sui “buchi neri dell’educazione di oggi”: processi educativi che sembrano “educare all’oblìo, al narcisismo e all’ignoranza” con percorsi a cui le stesse agenzie educative sembrano rassegnarsi e di cui a volte anche gli adulti diventano portatori. Per questo bisogna tornare a nuove forme di creatività (che non significa improvvisazione, ha detto il vescovo) a dare risposte che educano al tempo lungo della storia, e che, narrandola e “passandola al contropelo”, la muti in cifra di un futuro felice. Bisogna tornare a pensare di più, ha detto il vescovo, a pensare da adulti. In questo senso la proposta culturale del cristianesimo - che non dispone di un unico modello culturale - è sempre quella di assumere per rinnovare, di “trasformare l’acqua in vino”. La fede, ha concluso il vescovo, è questa donna povera che deve ritessere in ogni tempo il suo vestito.
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