Ai candidati alle elezioni regionali e provinciali e agli elettori della Santa Chiesa di Dio che è in Trapani
Carissimi fratelli, le prossime consultazioni elettorali ci interpellano a guardare la storia della nostra terra alla luce del Vangelo e a pensarci dentro questa storia non da spettatori passivi o da giudici ma con responsabilità e senso del dovere. Tutti facciamo politica. Anche chi non ne vuol sentir parlare, chi se ne disinteressa, la snobba o ne prende le distanze. La politica è il sale della vita sociale, informa il tessuto di un popolo, ne determina le sorti, l’arricchisce o l’impoverisce. La politica non è un affare da gestire come si gestisce un’azienda, non è un prodotto da piazzare sul mercato e da barattare al miglior offerente. La politica riguarda la vita dei singoli e della collettività; è, pertanto, un valore etico che va pensato ed esercitato nell’ottica di un servizio all’uomo. Questa capacità della politica di uscire dalle consorterie partitiche e di farsi carico dell’uomo è da recuperare se non vogliamo vivere nella barbarie di un sentire politico affaristico, arruffone, quindi ingiusto, colluso col malaffare, coi poteri occulti, con la mafia. Sollecitato da diversi candidati o semplici cittadini, mi permetto di invitare coloro che si sono resi disponibili a scendere nell’agone politico, di qualunque schieramento e partito, a porsi alcune domande: perchè mi sto proponendo come candidato politico? Quali valori coltivo in me, nella mia famiglia, nel lavoro? Ambisco affermarli e, se sarò eletto, promuoverli e difenderli? Quale visione ho della politica? La vedo come servizio alla mia regione, provincia, comune? Conosco e vivo i problemi della mia terra e intendo, con coraggio e passione, affrontarli, costi quel che costi? Mi interessa la “poltrona”, il potere o il bene comune, la legalità, la giustizia, lo sviluppo sano del mio territorio? Intendo fare politica riservando la prima attenzione agli ultimi e ai più deboli? Se mi riconosco nella fede cattolica, sono convinto che alcuni valori fondamentali come la vita, la famiglia, la libertà religiosa non sono negoziabili? Agli elettori vorrei gridare forte: non abbandoniamoci agli inutili piagnistei, scegliamo a partire dai principi essenziali per la nostra vita, scartiamo quelli che non ci appaiono coerenti e la cui moralità è dichiaratamente negativa ai nostri occhi. Non vinca mai più il clientelismo, male endemico della politica nostrana. Non vinca mai più la paura e il ricatto. Non vinca mai più la promessa di un “posto” ( non si promette mai lavoro). Non vinca mai più la furbizia di chi da qualcosa in cambio di un vile voto. Non vinca mai più il compromesso che genera solo malaffare e mafia. Non vinca mai più il disinteresse che genera strapotere. Non vinca mai più la finzione di chi usa l’appellativo di cattolico quasi fosse un vestito da indossare per l’occasione. Non vinca mai più la stanchezza di chi ha sempre sperato ed è stato puntualmente deluso. Non vinca mai più la visione della politica come di una cosa “sporca”. Non vinca mai più la logica dello scontro che genera solo caos e ingovernabilità. Dobbiamo constatare con amarezza un deficit di pensiero politico ed un surplus di insulti che rivelano tanta poca voglia di dialogo, di confronto civile sui veri problemi che ci affliggono, sulle speranze deluse e sulle prospettive possibili. La Dottrina Sociale della Chiesa – che va conosciuta e approfondita – è la bussola per vivere la politica come servizio all’uomo. Nel crogiolo di un orizzonte politico che appare oggi contraddittorio e confuso, si faccia strada la verità nella mente e nel cuore degli elettori e degli eletti, perché solo nella verità si può costruire una società solidale, fraterna, gioiosa. Quest’esame di coscienza servirà certamente a fare della nostra terra una terra benedetta da Dio il Quale l’ha dotata di bellezze naturalistiche uniche, l’ha arricchita di monumenti e di opere artistiche prodotti dal genio di popoli che nei millenni l’hanno abitata; l’ha resa terra accogliente, abitata da gente generosa e capace. Troppe volte ci siamo vergognati di essere siciliani per fatti orribili che ci hanno visti protagonisti. E’ il momento di riscattarci, di sentire un coro unanime che si leva dalla gente di Sicilia: sono fiero di essere siciliano per la storia e i valori più autentici del nostro popolo. Cari fratelli, il nostro voto, se fatto con coscienza, può rendere possibile questo sogno che condivido con voi da cittadino, da cristiano, da vescovo. Trapani, 3 Maggio 2006 + Francesco Micciché |